Dal 1° agosto è ammessa la commercializzazione, in tutta Europa, del “vino dealcolato”, bevanda ottenuta con pratiche enologiche industriali per ridurre, in tutto o in parte, l’alcool che, dopo il naturale processo di fermentazione del mosto d’uva, si trova presente nel vino.
Nonostante la normativa Comunitaria consenta di produrre e commercializzare il “vino dealcolato” (articolo 25, paragrafo 2, lettera b) del Regolamento CE n. 479/2008), per quanto riguarda la produzione di questa bevanda, si fa notare che deve essere espressamente autorizzata dallo Stato Membro.
Il Ministro Zaia ha ribadito che il ministero non autorizzerà mai la produzione di questo “vino dealcolato”, così come non consentirà la “fabbricazione” di prodotti agroalimentari che siano tali da stravolgere le nostre consolidate tradizioni.
Il ministero, però, non può vietare l’ingresso nel nostro Paese di queste nuove bevande, perciò studierà e attuerà tutte le possibili azioni per impedire l’assalto indiscriminato sui nostri mercati di questo siffatto prodotto “artificiale”, anche con finanziamento di progetti di educazione alimentare e di valorizzazione dei nostri prodotti agroalimentari “naturali” e “tipici”.
Questo nuovo “vino” è uno degli effetti dell’entrata in vigore della riforma comunitaria sul mercato del vino, la OCM vino (Organizzazione Comune di Mercato) che è entrata in vigore il 1° agosto a seguito della pubblicazione del Reg. 607/2009 il 24 luglio 2009. La OCM introduce dei cambiamenti importanti ma è “disastrosa” (a detta di coldiretti) e delude le associazioni agricole e i viticoltori italiani.
“ Viene dato il via libera al commercio di un prodotto, al quale viene permesso ancora di chiamarsi vino, anche se – sottolinea l’associazione agricola Coldiretti – sono state del tutto compromesse le caratteristiche di naturalità per effetto di trattamento invasivo che interviene nel secolare processo di trasformazione dell’uva in mosto e quindi in vino”.
Anche la nostra associazione Agri.Bio Emilia Romagna è particolarmente critica sulle nuove normative comunitarie, tra l’altro l’U.E. ha legalizzato delle tecniche che consentono di chiamare con lo stesso nome di “vino” dei prodotti profondamente diversi.
Questo porta a un possibile un inganno nei confronti del consumatori e degli imprenditori, come quelli italiani, che, da anni, sono impegnati nel garantire la qualità delle proprie produzioni.
Sembra che l’Unione Europea sia indirizzata a traghettare il vino da prodotto agricolo, derivato dalla fermentazione della sola uva di qualità ottenuta con le amorevoli cure dei vigneti, a un prodotto industriale che nasce in cantina, col supporto della chimica, e non più nella vigna.
Altri esempi di questa tendenza sono le autorizzazioni concesse per lo zuccheraggio del vino nei Paesi del nord Europa allo scopo di aumentare la gradazione, al via libera all’invecchiamento artificiale del vino attraverso l’utilizzazione di segatura e pezzetti di legno al posto della tradizionale maturazione in botti di legno e per ultimo alla possibilità di produrre e commerciare vini ottenuti dalla fermentazione di frutta diversi dall’uva, in particolare ribes e lamponi.
Tutti questi prodotti, potranno chiamarsi “vino” E cosa ne penseranno gli amanti del classico vino d’uva?
Articolo scritto come guest poster da Aldo Nardini di Agri.Bio Emilia Romagna .
- Aldo Nardini è un appassionato della buona cucina sopratutto a base di prodotti provenienti da produzioni agricole a basso impatto ambientale ( da agricoltura organica : biologica biodinamica, sinergica, ecc).
Si occupa di informatica, di marketing sopratutto sul web e di produzioni agricole organiche.
Collabora con associazioni ambientaliste e con Agri.Bio Emilia Romagna (associazione dei produttori e dei consumatori biodinamici e biologici dell’ Emilia Romagna).
Contribuirà alla crescita di questo blog, con alcuni articoli legati al mondo dei prodotti bio, degli agriturismi e aziende che svolgono agricoltura organica ed argomenti simili.
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ho provato a cercare le informazioni riguardanti il vino delacolato nel regolamento specificato in questo articolo, ma non ho trovato alcun riferimento.
mi potrebbe dare per favore indicazioni piu’ precise, che spieghino la sua deduzione che il vino dealcolato necessita di autorizzazioni ecc.
la ringrazio in anticipo per il cordiale riscontro
Antonio
Io lo uso per motivi “medici” da anni, lo faccio venire dalla Germania a titolo personale. E’ ottimo, e pur essendo dealcolato, mantiene il sapore e gli ingredienti benefici del vino originario.
@Mattia: benvenuto su ilmanicaretto.it. Sei stato molto gentile a segnalare la tua esperienza da professionista in merito al vino dealcolato, il tuo parere sarà di sicuro aiuto ai lettori de ilmanicaretto.
Volevo chiederti una curiosità:
come sei arrivato a trovare questo articolo?
Grazie in anticipo per la risposta ;).
cercando “vino dealcolato” in tutti i posti possibili, anche perchè essendo un distributore farmaceutico, oltre a farlo venire dalla Germania per uso personale, posso anche commercializzarlo. Per ora gli amici di “nuovitaly.it” mi hanno inserito nel loro sito, vediamo la risposta di chi è interessato. Anche i facebook sotto il mio nome e di altri amici c’è “senzalcol”, chi vuole può aderire.
Non posso trovare voi su CardsApp come posso trovarti?
Se posso permettermi, anche se sono in ritardo rispetto alla data dell’articolo, qua si è un attimo buttato alle ortiche l’argomento. Do ragione che non può essere chiamato vino, do ragioen che il vino non può essere fatto con diversi frutti (basti pensare che il disciplinare dice che non si può usare addirittura Vitis differente da Vinifera) ma non è vero che il vino dealcolato viene ottenuto con processi chimici (bensì fisici), e non è vero che l’agiunta di zucchero risulta una bestemmia altrimenti glu spumanti non esisterebbero (certo, non è sinonimo di qualità e magari dovrebbe essere riportata in etichetta). oggi, 2015, con il discorso dello zucchero il mondo si sta evolvendo (viticoltura del nord più mirata, se si vuole zuccheri, agli Eiswein, Spatlese, ecc..) mentre il vino dealcolato serve per il mercato arabo e non tanto quello interno. Colgo l’occasione per rispondere a @mattia dicendo che il vino dealcolato non mantiene tutte le caratteristiche del vino originario, bensì lo si va ad impoverire (visto anche le grandi opere di filtrazione rese necessarie dalla mancanza di alcol, noto stabilizzante). sono in ritardo ma ho visto ora l’articolo.
Marco, grazie mille per il tuo prezioso contributo per aumentare e migliorare la qualità del post pubblicato, anche se di qualche anno fa, il tuo aiuto sarà di certo apprezzato dai lettori e dalle lettrici di questo blog culinario.