Guida Enogastronomica: Ecco la storia della Viticultura Picena

Il 22° appuntamento con questa guida enogastronomica alla scoperta dei prodotti tipici del Piceno.
Ogni martedi, puoi consultare questa rubrica per conoscere le tipicità di questo territorio e non solo.

In questa puntata, scoprirai maggiori informazioni sulla storia della viticultura picena.

La viticultura Picena

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Fino alla prima metà degli anni sessanta l’agricoltura era protesa verso la politica della quantità ed il vino era considerato uno strumento per produrre reddito.

Per questo motivo in quegli anni venivano impiantati quasi esclusivamente vigneti molto “generosi” capaci di offrire alle famiglie che vivevano in campagna consistenti quantitativi di prodotto. La maggior parte della produzione era poi destinata alle Regioni del Nord Italia.
A seguito del grave scandalo sul metanolo, che mette in ginocchio il comparto vitivinicolo nazionale, lo stesso
inizia ad interrogarsi sulle scelte di produzione e di vinificazione e dunque alcune regioni diventano capofila per
lavori di ricerca sui cloni per nuovi impianti con l’unico obiettivo:

  1. elevare la qualità e l’immagine del vino italiano.

Intanto nel Piceno la produzione di quantità interessa soprattutto i vitigni Trebbiano e Sangiovese.

Tra i vitigni tipici della provincia di Ascoli Piceno emergono in maniera sempre più distintiva la Passerina, ed il Pecorino, per le uve a bacca bianca e il Moltepulciano per le uve a bacca rossa che concorrono alla produzione delle D.O.C.

  1. Falerio dei Colli Ascolani, Rosso Piceno e Offida.

La grande svolta della vitivinicoltura picena avviene comunque negli anni ’90 quando il vento delle novità tecnico-enologiche e dell’internazionalizzazione inizia a spirare anche nel Piceno.

In questi anni si passa dalla politica della quantità a quella della qualità; il must implementato anche dai viticoltori piceni è ormai la ricerca della qualità indiscussa.

Nel determinare tale cambiamento nella produzione del vino piceno hanno senza dubbio contribuito le sollecitazioni sia della stampa specializzata al dibattito di qualità, ricerca e specializzazione produttiva che degli stessi consumatori, con il loro crescente trend di interesse e conoscenza intorno al mondo del vino.

Le sollecitazioni all’impegno a produrre in vigna in modo qualificato e a vinificare nel rispetto di nuove tecnologie riconosciute dalla ricerca universitaria, hanno fortemente coinvolto i viticoltori piceni che hanno raccolto la sfida lanciata loro dai colleghi di altre regioni in vista del mercato globale.

Il decennio 1995-2005, grazie anche all’afflusso di risorse finanziarie comunitarie, è dunque caratterizzato dal binomio di rinnovamento sia dei vigneti che delle cantine, definendo progetti aziendali più compositi e soprattutto in grado di reggere meglio la competizione globale.

Oggi passeggiando tra i vigneti ascolani è possibile individuare altri vitigni che anche se non autoctoni rappresentano un valore importante per il territorio, tra essi vanno citati il Trebbiano e nello specifico il
Trebbiano Toscano, il Verdicchio ed il Sangiovese.

Non c’è da stupirsi infine se nei vigneti ascolani sono impiantati anche vitigni di “fama internazionale” quali Chardonnay, Cabernet Sauvignon,Merlot, Sauvignon, Cabernet Franc, Pinot Bianco, Pinot Grigio e Pinot Nero.

Nei prossimi articoli della rubrica dedicata alla guida enogastronomica del Piceno, un’approfondimento dei vini Passerina e Pecorino.

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